martedì 26 luglio 2011

Mollo tutto e vado a vivere alle Hawaii

Il titolo di un intervista che ho rilasciato sul web magazine ''Mondo Rosa Shokking'', nella quale racconto fasi e motivazioni del cambiamento.
Sotto il link, ENJOY!

http://www.mondorosashokking.com/Extras/Alessandro-del-Forno:-'Mollo-tutto-e-vado-a-vivere-alle-Hawaii'/

giovedì 21 luglio 2011

Best of Hawaii

mercoledì 20 luglio 2011

I 10 errori manageriali - Parte II

Eccoci alla seconda sezione del post sui 10 errori manageriali.
Partiamo subito con l'errore n°.....

Errore N°6: Pensare short term
Personalmente sento quasi un dolore corporale quando vedo agire solo in un ottica di breve periodo, tali e tante sono le evidenze negative per le organizzazioni connesse a una strategia tanto suicida, che è evidentemente giustificata solo in un'ottica di chiusure trimestrali e dunque di ''Si salvi il culo chi può''....
Alla chiusura del mese o del trimestre, i più fortunati assistono a scene a metà tra le commedie di Fantozzi e le tragedie di shakespeare:
- Venditori costretti a rifilare ai clienti merce sufficiente per soddisfare il fabbisogno di 1 anno, salvo poi non vendere per i successivi 10 mesi;
- Improvvise attività promosse dal marketing utili per incrementare il fatturato del 200% (e dunque il valore delle azioni in borsa), poco importa se sono a profitto negativo (in banca mettiamo il fatturato, vero, mica i profitti.......).
- Innovazioni, il vero carburante per la crescita sostenibile delle aziende, lanciate sul mercato secondo un ottica di ''Prima è meglio'', invece di ''Bene è meglio'', salvo poi essere ritirate 4 mesi e 2 milioni di euro persi dopo.

Errore N°7: Stressare i Partner
Specialmente nel mondo del Marketing, travolgere i partner con deadline e obiettivi impossibili è uno sport nazionale, con l'effetto collaterale di alimentare anche pessime relazioni umane tra i coinvolti.
Agenzie di comunicazione, Fornitori di materie prime, Società di consulenza alle quali si chiede continuamente di produrre output qualitativi oggi per ieri.
Assenza di brief precisi, trascuratezza e negligenza nel trasmettere le informazioni, rendono il lavoro dei nostri partner impossibile.
Prendiamo una comunicazione pubblicitaria. E' un elemento strategico chiave nello sviluppo della marca, spesso impatta e incide sui risultati di lunghissimo tempo, e dunque che necessità c'è di lavorare in fretta e male e di pretendere che i nostri partner lavorino più in fretta e peggio di noi?
Lasciamoli lavorare e sarà tempo guadagnato per il futuro...



Errore N°8: Non delegare
La delega fa il Manager. Ci sono manager che vogliono controllare tutto, essere messi a conoscenza anche dei minimi dettagli, con il duplice risultato di:
- Non impegnare il proprio tempo nell'attività per la quale sono pagati, cioè gestire e sviluppare;
- Demotivare i collaboratori, non responsabilizzarli, e dunque distruggere il valore supremo delle organizzazioni, cioè le risorse umane.
Se io sono un manager, devo pensare alla strategia, alla visione. Non mi interessano dettagli, operatività, cavilli. Lasciamo che ognuno si occupi di ciò di cui si deve occupare, e coltiviamo la delega di responsabilità, impostando un processo di monitoraggio, ma non di controllo ossessivo.



Errore N°9: Lo scaricabarile
Lo Stabilimento: ''E' colpa dell'ufficio Acquisti, non si preoccupano di stressare i fornitori come dovrebbero e sono troppo rigidi'';
Il Marketing: ''Non mi fido del Trade Marketing, non capiscano niente lì, e se non me ne occupo io del Marketing le cose non saranno mai fatte bene'';
Il Sales: ''Non ho venduto a sufficienza? Certo, il Marketing vuole vendere sogni, ma noi possiamo vendere solo prodotti!!'';
La filiale locale: ''All'HeadQuarter sono con la testa tra le nuvole. Come pretendono che questo concetto di prodotto vada bene per l'Italia?''.

Se facessimo entrare per mezza giornata un perfetto estraneo negli uffici delle organizzazioni dove lavoriamo, penserebbe di essere nel mezzo di una faida interna o di una guerra civile.
Le persone nelle aziende sono troppo preoccupate di guardardsi le spalle per pensare di stringere alleanze costruttive con i propri partner interni.

Errore N° 10: Presentare è più importare di Gestire
Le aziende si fermano quando devono presentare i risultati a un Top Manager. Decine di persone lavorano per giorni per produrre cartame e power point per spiegare a un tipo come va il business. E questo succede dappertutto.
Moltiplicate il numero di visite di un top manager x il numero dei top manager in visita x il numero dei Paesi che visita x il numero di aziende che hanno top manager.....moltiplicate x il numero di persone coinvolte dalla visita. Il risultato è il tempo perso dalle vostre persone a fare dei resoconti, anzichè a gestire il business o a innovare. Se moltiplicate il loro stipendio orario per il numero di ore impegnate, arriverete alla conclusione che la strada per incrementare il profitto è molto più semplice di quanto ci si aspetti.....
Eppure i top manager dovrebbero saperlo: perchè non spiegano ai loro collaboratori che non è necessario perdere tutto questo tempo? Se li hanno assunti, dovrebbero fidarsi di quello che fanno, e preoccuparsi di leadership e strategia, non entrare nella gestione.
La cosa interessante è che si impegnano settimane per preparare una presentazione di un andamento negativo del business. E perchè è negativo? Bè è chiaro....nessuno si è occupato di gestirlo il business, perchè erano tutti intenti a presentarlo!


sabato 16 luglio 2011

I 10 errori manageriali che tutti riconoscono e tutti....continuano a fare

Devo ammettere che ho pensato a lungo prima di scrivere questo post. Il motivo è che qualcuna delle persone con cui ho lavorato potrebbe arrabbiarsi e prenderla sul personale.
Ma voglio rassicurare tutti. Non c'è niente di personale, non mi riferisco a nessuno in particolare. Anzi, ogni riferimento a fatti accaduti o persone esistenti, è (quasi) completamente casuale.
Quanto leggerete è una sintesi della mia interpretazione personale di ciò che è migliorabile nella  gestione manageriale del business, delle persone e del proprio tempo. Pensiero che ho maturato e criticamente analizzato nel corso della mia esperienza manageriale, fino a questo momento.
E' sia una prospettiva con visuale dall'interno, ma è anche ciò che i guru di management di tutto il mondo propagandano da secoli e che tutti sembrano condividere.
Tutti sembrano condividere, ma nessuno si comporta in coerenza. Migliaia di persone si lamentano contemporaneamente delle stesse identiche cose (lavoro troppe ore, devo fare troppe cose insieme, è tutto urgente), ma nessuno là in alto si alza in piedi e urla: ''Ehi un momento! Ma se si lamentano tutti, forse forse dobbiamo cambiare qualcosa?''.
Ma la colpa è anche lì in basso. Gente che si lamenta in continuazione, invece di attivarsi per modificare il proprio comportamento. Non il comportamento dell'Universo, io credo poco alle rivoluzioni social-globali di questi tempi. Ma almeno non facciamo come Tafazzi, che si da delle gran randellate sui cosiddetti e il giorno dopo, non pago, riprende a randellare più forte. Proviamo a sostituire il randello con qualcosa di meno doloroso, o almeno proteggiamoci.....
Sembra che la soluzione per ottimizzare la gestione del tempo, incrementare la produttività e la felicità delle risorse umane, guidare le aziende verso una crescita sostenibile di lungo termine......sia lì, a portata di mano...tutti siamo d'accordo....eppure....
Che per caso, lì in cima, stock options e chiusure trimestrali e conseguenti speculazioni personali.....ci abbiano messo lo zampone?




Ma scorriamo la lista in dettaglio.
Per alleggerire il post, pubblicherò qui solo i primi 5 errori e nel post successivo i successivi 5. Rimarrò inoltre volutamente in superficie in merito alla dissertazione sui singoli argomenti, per ragioni di spazio. Ma potremo approfondirli ad uno ad uno nei successivi post.

Errore N°1: La presenza è premiata più dell'efficacia.
Qui si nasconde una delle più incredibile ipocrisie dei giorni nostri!
Trovatemi un manager serio che vi dica che preferisce che voi lavoriate tanto invece di preferire la massima efficacia. Scommetto che non ne trovate nessuno.
Adesso trovatemi però anche un manager che, se alzate i tacchi alle 15 dicendo che avete lavorato con incredibile produttività (e lo dimostrate pure) e ora siete pronti per ossigenare il cervello giocando a golf, vi dice ''Bravi!''. Trovato nessuno.
C'è un che di contradditorio...

Errore N°2: E' Urgente!
Ecco il modo migliore per ottennere il minimo pretendendo il massimo. Qui si concentra l'anti-manager per eccellenza. L'urgenza distoglie dall'importanza: i pompieri devono lavorare con urgenza, ma non chi ha tempo e fiato per pianificare il futuro.
Se è urgente, vuol dire che è un errore nel 95% dei casi. Believe it or not.
Di solito le cose sono urgenti perchè:
a) Sono urgenti solo per chi ve le chiede. Strategia --> Ignoralo!
b) Hai pianificato male. Strategia --> Pianifica meglio!



Errore N°3: Il Cliente è Re
Domanda: la mission dell'azienda è incoronare i Clienti o trarne un profitto, per caso? Prima di impegnare 8 giorni di lavoro per cercare di soddisfare i pruriti del Sig. Pinco, che fattura 2.000 lire, e che mi costa solo di logistica più di quanto fattura, qualcuno ha costruito una curva di concentrazione dei profitti per cliente? Il tempo dei manager non è monetizzabile, in quanto percettori di stipendio?
E se dicessimo: Il Cliente Profittevole è Re?

Errore N°4: Devi essere multitasking
Non è possibile. Semplicemente perchè è scientificamente dimostrato che la mente umana non può fare due cose allo stesso tempo.
Certo,  può saltare da una cosa a un'altra da un secondo all'altro: leggo una mail, poi rispondo al capo, poi faccio la slide, poi mi interrompono.....Ogni ''salto'' costa un'interruzione di concentrazione e una conseguente diminuzione di produttività e/o impoverimento qualitativo dell'output.
Chiudete la porta, disattivate outlook, non rispondete al telefono, se state facendo un lavoro. Accettate pure di fare tante cose, ma pretendete che il vostro tempo e la vostra organizzazione siano rispettate. E per farlo, dovete averla un'organizzazione...

Errore N°5: Lavora sotto pressione
Rispondetemi vi prego, dal top executive all'operaio: Chi ama lavorare con una pistola puntata alla tempia? Chi produce meglio? Chi pensa più lucidamente?
Certo, c'è un vantaggio a lavorare sotto pressione: si tendono a tralasciare alcuni dettagli, che spesso, in quanto dettagli, sono tralasciabili, a favore di ciò che conta di più.
Ma questo beneficio non offsetta comunque il costo legato alla diminuzione di efficacia connesso allo stress.
Come vi sentireste se a casa, mentre cucinate un piatto di spaghetti, qualcuno da dietro continua a dirvi: ''Ehi, è pronto? E allora? Quanto manca? Ci vuole molto? Fai presto!'' Dopo quanto tempo gli rovescerete la padella con il ragù sulla testa?



....continua...

giovedì 14 luglio 2011

1 settimana a Seattle

Uno dei grandi vantaggi, conseguenti alla decisione di prendersi un periodo di vacanza prolungato, è quello di poter liberamente determinare il programma della giornata. Non esiste il Lunedi, il Martedi o la Domenica, ci sono pochi impegni prefissati.
Ma un benefit ulteriore è la possibilità di decidere come e quando andare in vacanza, senza dover cominciare a inghiottire pastiglie di ansiolitici a Febbraio per trovare il coraggio, 3 mesi dopo, di entrare strisciando nella stanza del capo e chiedere il permesso di prendersi le due settimane centrali di Agosto.
Qualcuno starà pensando: ''Vacanza?? Ma tu non sei già in vacanza alle Hawaii??''.
In effetti si. Ma ormai la mia vita qui è a regime, quindi si può dire che qualunque viaggio extra costituisca una vacanza dalla vacanza.

Questo post è un pò in controtendenza rispetto ai precedenti. Per la prima volta, infatti, parlerò di quello che sto facendo, non solo delle motivazioni o delle conseguenze delle mie decisioni. E aprirò questo nuovo filone di contenuti, non parlando di quello che sto facendo alle Hawaii, bensì della mia settimana a Seattle.

Il motivo della ''gita'' sulla terraferma è legato ai festeggiamenti per il compleanno della mia ragazza, Erinn, che vive a Maui, ma è nata a Seattle e inoltre parla perfettamente l'Italiano. La nostra relazione è cominiciata 9 mesi fa, grazie a una compagnia aerea che nell'agosto 2009 aveva perso i miei bagagli: qualche volta nella vita bisogna unire i puntini....!
Dunque, quale occasione migliore per lei per passare qualche giorno insieme alla famiglia? Io sono flessibilissimo, devo solo mettere al riparo l'attrezzatura da windsurf, fare la valigia e: si parte!


Volo diretto, ovviamente Hawaiian Airlines (notare il logo sulla coda), circa 500 dollari a testa. Paghiamo anche 50 dollari extra per avere i posti privilegiati in prima fila e ci ritroviamo uno schermo da 200 pollici a 20 cm dal naso! ''Holy Smoke!!', come dicono da queste parti!

                                      

Abbiamo già prenotato l'auto, ma presso l'autonoleggio Alamo all'aereoporto di Seattle adocchiamo una Fiat 500 bianca e non ci lasciamo sfuggire l'occasione!
Con la nostra nuova 500 arriviamo in piena notte a casa di Joe e Mary, i genitori di Erinn. Una casa fantastica: immersa nel verde e nella tranquillità più assoluta, poco fuori Seattle e a pochi minuti dall'incantevole Green Lake, un piccolo lago circondato da alberi sempreverdi.
Il primo giorno (Martedi 05) il tempo è meraviglioso e il sole e il tepore ci accompagneranno per quasi tutta la vacanza. C'è tempo anche per una corsetta intorno al lago.

                                      

Non ho nessuna intenzione di fare il tipico turista, è da un pò che ho abbandonato l'idea di ''vedere'' i posti per abbracciare il concetto di ''vivere'' i posti. E qui sono nella condizione ideale: non ho piani, non ho guide, non ho mappe, non giro quasi mai con la fotocamera. Mi lascio semplicemente guidare dalla mia ragazza e dai suoi programmi e 'vivo' la città e le sue persone come un comune residente: è sicuramente il modo più sano e profondo di visitare un posto nuovo.
Seattle è straordinaria. La città è circondata dall'acqua, cosi come l'acqua è circondata dalla città. Sullo sfondo lo scenario mozzafiato delle imponenti montagne. Lussureggianti alberi sempreverdi circondano la città e le donano un aspetto fiabesco. L'eterogenità del paesaggio è incredibile: dai laghi alle montagne, dalla natura alle aree metropolitanee più tipicamente americane della downtown.



Il giorno del compleanno di Erinn (Mercoledi 6) Joe prima apre la dispensa e poi mi porta in cantina.....mai vista in vita mia una tale concentrazione di prodotti alimentari italiani in un posto che non fosse l'Italia!  Conserve di pomodori San Marzano, paste tipiche abruzzesi, vino rosso Barbaresco....sono praticamente a casa!
La sua famiglia ha origini italiane e una profonda cultura culinaria, due cose che si coniugano perfettamente insieme!

Nei giorni successivi abbiamo il tempo di fare un salto al Public Market Place, di mangiare etiopico e di visitare l'incredibile quartier generale della Microsoft, con tanto di museo storico e originali foto d'epoca di un Bill Gates ragazzetto. Non si trattano male in Microsoft: campo di calcio regolamentare, campo da beach volley, perfino un negozio di biciclette, tanto per dirne alcune, si trovano all'interno della sede come benefit per i dipendenti. Più o meno come a Milano, vero..... ;-)

Una eccellente cena con la famiglia al super completo ha concluso una grande settimana, che mi ha visto anche calarmi nelle vesti di fotografo ufficiale (anche se dilettante) e di lettore di fiabe per bambini (spero che la piccola Eva non assorba il mio inglese con accento simil-napoletano!).

Domenica 10 è tempo dei saluti. Grazie a Erinn e grazie a Joe, Mary, Amy, Angie, Paul e Joe per il tempo trascorso insieme.

Di buon mattino ci imbarchiamo sul  volo Hawaiian alla volta del nostro isolotto.
Anche se sto partendo per le Hawaii, che di per sè è un ottimo motivo per essere più che felici, c'è un pò di tristezza a partire: pochi mesi fa ho lasciato una metropoli come Milano, ma respirare un pò l'atmosfera della città, dopo tanti mesi su una piccola isola, è stato bello. E Seattle è affascinante.
All'arrivo a Maui ho avuto una sensazione strana: normalmente il 99% delle persone sulla Terra che arrivano alle Hawaii ci arrivano in vacanza. Io sentivo che tornavo a casa dopo la vacanza. Un pò come quando ero a Milano e ci rientravo dopo le vacanze estive.
Solo che stavolta sono tornato qui:

domenica 3 luglio 2011

Il brand manager alle Hawaii

Un responsabile marketing di una multinazionale di solito è considerato una persona dalla carriera brillante, molto ben pagato e con lavoro molto figo: orari flessibili, compiti manageriali, espressione della propria creatività, sempre in viaggio.
E' vero. E' proprio così. Diffidate di quanti si lamentano.

Certo, ognuno ottiene dalla vita ciò che chiede alla vita. E l'unica forma di successo è fare quello che si vuole.
Quindi è tutto relativo: posso lavorare nelle miniere ed essere l'uomo più felice del mondo, perchè è esattamente quello che ho chiesto alla vita, cosi come posso essere il Presidente di un multinazionale, ma non essere felice perchè alla vita ho chiesto un equilibrio tra lavoro e privato, e non l'ho ottenuto, perchè non ho agito in coerenza con i miei paradigmi più profondi.
Se hai deciso di fare il Marketing Manager, vuol dire che hai sicuramente lavorato duro negli ultimi anni, ti sei concentrato molto sul lavoro, ti sei appassionato al tuo lavoro e ti sei meritato la posizione privilegiata che occupi. Dunque, per favore, non sputare nel piatto dove mangi perchè te lo sei preparato tu e comunque è un gran bel piatto, molto gustoso. Se non ti piace, cambia piatto o cambia ristorante.

Dunque, poichè il piatto è buono, di solito chi rinuncia al succulento pasto, senza sapere esattamente cosa mangerà successivamente, agisce in maniera 'incomprensibile'. Di solito è molto più giustificato il povero operaio o il povero minatore ''senza nulla da perdere''.
Permettetemi dunque una domanda: chi è seduto in 'business class' nella società deve essere prigioniero della sua stessa posizione per sempre? Non può alzarsi dalla poltrona e camminare un pò da qualche altra parte? Solo i poveri hanno la fortuna e il diritto di sperimentare altre vie?
No. Questo significa vivere 'reattivamente', vuol dire muoversi mossi solo dalle necessità. Se vuoi vivere 'attivamente', devi essere mosso dai tuoi desideri.

Mi racconto un pò in una breve intervista che ho rilasciato a Brando Manago, un collega di Marketing che cura e gestisce un interessantissimo blog, dove racconta in modo leggero ed ironico le avventure di un Brand Manager del FMCG.
Potete leggermi al link :
http://brandomanago.blogspot.com/2011/07/il-brand-manager-hawaiano.html

Buona lettura